08/05/10

PEPPINO IMPASTATO: ANCORA 100 PASSI


All'anagrafe si chiamava Giuseppe, era nato a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948, è morto il 9 maggio 1978, non prima di averci insegnato quale è la strada per distruggere le mafie: il coraggio, la parola e l'onestà.

Era nato in una casa in cui la mafia aveva varcato la soglia; il padre Luigi durante il periodo fascista era stato mandato al confino, lo zio era un capomafia locale. La sete di onestà lo portò ad essere cacciato di casa ancora giovanissimo, fu un esempio di come alla mafia si può e si deve dire no.
Intraprende la carriera politica con il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ( PSIUP) ma fu una scelta dettata più dalle conseguenze del suo attivismo sociale piuttosto che per una reale scelta operativa.
Nel 1976 a Terracina crea Radio Aut, l'emittente radiofonica libera attraverso la quale denuncia senza paura gli affari della mafia, sopratutto quelli del potente Don Tano Badalamenti, capo della cupola e superboss di Cinisi.
Nel 1978 si candidò per Democrazia Proletaria, ma pochi giorni prima del voto venne trucidato. Alle elezioni i suoi compaesani lo votarono ugualmente e venne eletto, un chiaro messaggio: le sue idee continuavano con le gambe di altri.
Sulla sua morte molti dubbi continuano ancora oggi ad assieparsi. Dopo le prime ipotesi che lo volevano suicida l'attenzione della pubblica opinione venne distratta per il ritrovamento, quello stesso giorno, del corpo esanime di Aldo Moro ucciso dalle brigate rosse. La vicenda rischiava di passare nell'oblio e fu solo grazie all'impegno e all'instancabilità del fratello Giovanni e della madre Felicia che si riusci a individuare la reale matrice mafiosa dell'omicidio. Anche i compagni del Centro siciliano di documentazione di Palermo non fecero mai mancare l'appoggio e riuscirono, l'anno seguente, ad organizzare la più grande manifestazione antimafia mai fatta allora.

Il processo per determinare le vere responsabilità nella morte di Impastato, dopo essere stato chiuso nel maggio del 1992 senza aver trovato il colpevole, vengono riaperte nel nel giugno del 1996. Il parlamento, il 6 dicembre 2000, accerta la responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini, si ipotizza un attentato terroristico ad opera di alcuni carabinieri: il maggiore Tito Baldo Honorati, il maggiore Antonio Subranni e il maresciallo Alfonso Travali.






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